lunedì 18 luglio 2011

FENICE EDF SpA/Srl

Primiano Abbiuso
Via Maddalena nr. 29
29121 PIACENZA

0523305226

Maresciallo capo della Guardia di Finanza in congedo



PRIMA ANALISI




L'esperienza mi ha portato alla prima analisi del sistema di monitoraggio posto in essere dall'Arpab unitamente alla Fenice EDF SpA/Srl.

Hanno creato una rete non idonea all'attività esercitata tenuto conto che l'impianto non dovrebbe smaltire rifiuti pericolosi ma in ordine alla presenza dei valori riilevati dai pozzi costituenti una barriera di rilevamento delle acque reflue provenienti dal suolo interno stabilimento, lo smaltimento c'è per la presenza alta di:

1.a)
Tetracloroetene
Caratteristiche generaliFormula bruta o molecolareCl2CCCl2 Massa molecolare (u)165,83 g/mol Aspettoliquido incolore Numero CAS[127-18-4] Proprietà chimico-fisicheDensità (g/cm3, in c.s.)1,62 (20 °C) Solubilità in acqua0,2 g/l (20 °C) Temperatura di fusione (K)251 (-22 °C) Temperatura di ebollizione (K)394 (121 °C) Indicazioni di sicurezzaSimboli di rischio chimico   frasi R40-51/53 frasi S2-23-36/37-61[1]

Il tetracloroetene (o tetracloroetilene) è un alogenuro organico. La sua struttura è assimilabile a quella di una molecola di etene i cui quattro atomi di idrogeno sono stati sostituiti da altrettanti atomi di cloro.
A temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore dall'odore di cloro, più denso dell'acqua. È un composto nocivo per inalazione e pericoloso per l'ambiente (come molti alogenuri organici è scarsamente biodegradabile). Non è infiammabile.
Viene utilizzato nelle lavanderie a secco, come solvente per lo sgrassaggio dei metalli, nell'industria chimica e farmaceutica, nell'uso domestico.
In Italia, la legge considera i rifiuti contenenti tetracloroetene come "rifiuti pericolosi"[2], tali rifiuti non devono essere smaltiti in fognatura.

1.b)
Triclorometano

Utilizzi
A cavallo tra il XIX ed il XX secolo il cloroformio era usato come anestetico per inalazione in chirurgia e nelle preparazioni di sciroppiantitosse.[1] Oggi è stato sostituito da sostanze meno tossiche.
Il principale utilizzo del cloroformio oggi è la produzione di freon R-22, usato come fluido refrigerante, tuttavia anche i freon sono stati messi internazionalmente al bando per via del loro effetto distruttivo sullo strato di ozono dell'alta atmosfera.
Piccole quantità di cloroformio sono usate come solvente nei laboratori - anche se la tendenza è quella di sostituirlo ovunque possibile con il meno pericoloso cloruro di metilene - ed in alcuni processi industriali.
Il cloroformio reagisce con l'idrossido di sodio in soluzione acquosa - preferibilmente in presenza di un catalizzatore di trasferimento di fase - per produrre in situ il diclorocarbene; questo reagisce rapidamente con composti aromatici attivati (come i fenoli) producendo le corrispondenti aril-aldeidi (reazione di Reimer-Tiemann di idroformilazione). Il diclorocarbene può anche reagire con un alchene addizionandosi al doppio legame e producendo un diclorociclopropano sostituito.
Il cloroformio deuterato, CDCl3, in cui l'atomo di idrogeno è rimpiazzato da un atomo di deuterio, è uno dei più comuni solventi usati nella spettroscopia di risonanza magnetica nucleare(NMR).
Il cloroformio viene anche utilizzato nell'artigianato per incollare il metacrilato (Plexiglas).
Precauzioni
L'inalazione di cloroformio ha un effetto deprimente sul sistema nervoso centrale, da cui il suo effetto anestetico. La respirazione di aria contenente 900 ppm di cloroformio produce in breve tempo confusione, affaticamento e mal di testa. Un'esposizione prolungata può produrre danni al fegato (dove viene metabolizzato in fosgene) e ai reni. In alcuni soggetti, l'esposizione può produrre irritazioni alla pelle e reazioni allergiche con febbre fino a 40 ºC.
Sperimentazioni su topi hanno dimostrato che l'esposizione durante la gravidanza ad aria contenente da 30 a 300 ppm di cloroformio o la sua ingestione può produrre aborti o nascite di cuccioli malformati. Nei maschi si è osservata un'alterazione dello sperma. L'effetto del cloroformio sulla riproduzione umana non è noto.
Sospetto cancerogeno, probabilmente associato al carcinoma epatocellulare, è stato bandito in molte nazioni dall'uso in prodotti farmaceutici o ausiliari (dentifrici, sciroppi, unguenti).</span>

1.c)
tricloroetilene

Il tricloroetilene è un ottimo solvente per molti composti organici. Al picco della sua produzione, negli anni '20, il suo impiego principale era l'estrazione di oli vegetali da piante quali la soia, il cocco e la palma. Tra gli altri usi nell'industria alimentare si annoveravano la decaffeinazione del caffè e l'estrazione di essenze. Ha trovato uso anche come solvente per il lavaggio a secco, fino a quando non è stato soppiantato negli anni '50 dal tetracloroetilene.
Per via della sua tossicità e cancerogenicità, non è più impiegato nell'industria alimentare e farmaceutica dagli anni '70 praticamente in tutto il mondo.
[modifica] Tossicità
Inalato, il tricloroetilene deprime il sistema nervoso centrale e produce sintomi simili a quelli dell'ubriacatura da alcol: mal di testa, confusione, difficoltà nella coordinazione motoria. Una esposizione prolungata può portare all'incoscienza e alla morte.
Particolare attenzione va posta nei luoghi dove è possibile avere alte concentrazioni di suoi vapori; il tricloroetilene de-sensibilizza rapidamente il naso e diviene impercepibile all'olfatto, aumentando il rischio di inalarne dosi elevate. L'esposizione ai suoi vapori può provocare un prolungato bruciore agli occhi
L'effetto dell'esposizione a lungo termine sugli esseri umani non è noto. La sperimentazione animale ha dimostrato la cancerogenicità del tricloroetilene a carico del fegato nei topi. Il tricloroetilene è considerato un cancerogeno fortemente sospetto, in classe 2A della classificazione IARC per cancerogenicità su fegato e vie biliari; sospetta relazione con linfomi non Hodgkin.
INTOSSICAZIONE ACUTA: oltre agli effetti già descritti sul sistema nervoso centrale, storicamente si era correlata al tricloroetilene anche l'anestesia del nervo trigemino, mai confermato da studi sperimentali (1). L'intossicazione acuta può causare epatopatia acuta citotossica, tubulopatia, irritazione di cute e mucose.</span>
INTOSSICAZIONE CRONICA: turbe del ritmo e della conduzione cardiaca, dermatiti, turbe dell'equilibrio per alterazione della funzione vestibolare, psicosindrome organica, alcol intolleranza per interferenza su enzimi dell'ossidazione dell'etanolo (acetaldeide deidrogenasi). (2)</span>
Effetti da inalazione
Se inalata la sostanza provoca un forte disorientamento, le capacità motorie si riducono, e calano anche le percezioni tattili (che spesso arrivano ritardate), la memoria a brevissimo termine sparisce (è impossibile ricordare una frase appena letta), le percezioni uditive sono alterate da un forte rumore di fondo e da un marcato eco. È possibile avere allucinazioni o convinzioni assurde, anche spiacevoli, ad esempio essere soli in casa e credere che ci sia qualcuno nella nostra stanza; ma l'effetto svanisce dopo poche decine di secondi.
L'inalazione in grandi quantità provoca spasmi nel corpo e perdita della capacità di reagire.

1.d)
Nichel

Il nichel è un metallo bianco argenteo. Appartiene al gruppo del ferro, ed è duro, malleabile e duttile.
Il nichel è uno dei cinque elementi ferromagnetici. Si accompagna molto spesso con il cobalto: entrambi si possono trovare nel ferro meteorico. È assai apprezzato per le proprietà che conferisce alle leghe metalliche di cui fa parte. A causa della particolare lega usata, la moneta americana detta "nichelino"[2] (nickel) non è ferromagnetica, mentre l'equivalente canadese lo era fino all'anno di conio 1958 compreso.
Lo stato di ossidazione più comune del nichel è +2, ma sono stati osservati anche complessi di nichel in stati di ossidazione 0, +1 e +3.
Applicazioni
Circa il 65% del nichel consumato nel mondo occidentale viene impiegato per fabbricare acciaio inox austenitico; un altro 12% viene impiegato in superleghe. Il restante 23% del fabbisogno è diviso fra altri tipi di acciaio, batterie ricaricabili, catalizzatori e altri prodotti chimici, conio, prodotti per fonderia e placcature.
Data la sua ottima resistenza all'ossidazione, l'uso del nichel riguarda:
  • l'acciaio inossidabile e altre leghe resistenti alla corrosione
  • l'acciaio al nichel, usato per impieghi a bassa temperatura
  • l'alnico, una lega, usato nei magneti
  • il mumetal, che ha una permeabilità magnetica particolarmente alta, e si usa per schermare campi magnetici
  • il monel, una lega di nichel estremamente resistente alla corrosione, usata per eliche di navi, attrezzature da cucina e tubature di impianti chimici industriali
  • le leghe a memoria di forma, come il nitinol, usate in robotica e in endodonzia (un ramo dell'odontoiatria)
  • le batterie ricaricabili, come le batterie al nichel-idruro metallico e al nichel-cadmio
  • la monetazione: negli Stati Uniti e in Canada il nichel è usato nelle monete da cinque centesimi (dette appunto nichelini); in Italia, le monete da 50 e 100 lire erano fatte di acmonital o di cupronichel, due leghe di nichel; molti altri stati usano o hanno usato nichel nelle loro monete
  • l'elettrodeposizione
  • i crogiuoli per laboratori chimici
  • l'idrogenazione degli oli vegetali: in questo caso, il nichel viene finemente polverizzato e risulta un catalizzatore
  • il rivestimento di ferro, l'ottone etc
  • certe leghe, come per esempio l'argento tedesco
Storia
Il nichel si usa almeno dal 3500 a.C.; alcuni bronzi da quella che è oggi la Siria contengono fino al 2% di nichel. Inoltre esistono alcuni manoscritti cinesi che suggeriscono che il "rame bianco" (paitung) fosse in uso in Oriente fra il 1400 e il 1700 a.C. Comunque, poiché i minerali di nichel possono facilmente essere confusi con minerali di argento, l'uso consapevole del nichel in quanto tale data dall'era contemporanea.
I minerali che contengono nichel (come la niccolite, o falso rame) erano apprezzati anticamente per il colore verde che conferivano al vetro. Nel 1751 il barone Axel Frederik Cronstedt, tentando di estrarre rame dalla niccolite ottenne invece un metallo bianco che battezzò nichel, dal Tedesco kupfernickel (falso rame) o da nickel (folletto,diavoletto)
La prima moneta di nichel puro venne coniata nel 1881, mentre monete in nichel-rame vennero emesse da tre sovrani del regno indo-greco nel II secolo a.C.
Biologia
Molti (ma non tutti) gli enzimi del tipo idrogenasi contengono nichel in aggiunta agli aggregati ferro-zolfo. I siti nichel in queste idrogenasi hanno il compito di ossidarsi piuttosto che di sviluppare idrogeno: pare che il sito nichel cambi il suo stato di ossidazione durante l'azione dell'enzima, e sono state presentate prove a sostegno dell'ipotesi che i centri nichel siano i reali siti attivi di questa classe di enzimi.
Un coenzima nichel-tetrapirrolo, il Co-F430, è presente nella metil-CoM-riduttasi e nei batteri metanogeni. Il tetrapirrolo è un intermedio nella struttura fra porfirina e corrina. Di recente sono state osservate variazioni sia nello stato di ossidazione che nel tipo di coordinazione del nichel all'interno di tale enzima.
Esiste anche una carbonio-monossido-deidrogenasi contenente nichel, ma si sa molto poco sulla sua struttura.
Disponibilità
Il grosso di tutto il nichel viene estratto da due tipi di deposito minerale; il primo tipo sono lateriti in cui il minerale principale sono limonite nichelifera [(Fe,Ni)O(OH)] e garnierite (un silicato idrato di nichel). Il secondo tipo sono depositi di solfuri di origine magmatica in cui il principale minerale è la pentlandite [(Ni,Fe)9S8].
In termini di quantità fornite, la regione di Sudbury nell'Ontario, Canada, produce circa il 30% della richiesta mondiale di nichel. Altri giacimenti sono in Russia, Nuova Caledonia, Australia, Cuba e Indonesia. Comunque, si pensa che la gran parte del nichel presente sulla Terra sia concentrato nel nucleo del nostro pianeta.
Composti
  • La Kamacite, una lega naturale di ferro e nichel.
Isotopi
Gli isotopi stabili esistenti in natura sono 5: 58Ni, 60Ni, 61Ni, 62Ni e 64Ni. 58Ni è il più abbondante (68,077%).
Del nichel sono stati inoltre identificati 18 isotopi radioattivi, dei quali il più stabile è 59Ni, con un'emivita di 76.000 anni, seguito da 63Ni (100,1 anni) e 56Ni (6,077 giorni). Tutti gli altri isotopi hanno un'emivita inferiore alle 60 ore e nella maggior parte di essi inferiore ai 30 secondi.
56Ni viene prodotto in grandi quantità nelle supernove di tipo II; lo spettro della luce di queste supernove corrisponde a quello atteso dal decadimento di 56Ni in 56Co e successivamente in56Fe.
59Ni è un radionuclide di origine cosmica che a causa del tuo tempo di dimezzamento trova impiego in geologia per eseguire datazioni. È stato usato per datare l'età delle meteoriti e per stimare l'abbondanza di pulviscolo cosmico nei ghiacci e nei sedimenti terrestri.
60Ni è il prodotto di decadimento dell'estinto radionuclide 60Fe (emivita: 1,5 milioni di anni). L'abbondanza di 60Ni presente in materiale di origine extra-terrestre può aiutare a far luce sull'origine e sulla storia del sistema solare.
Precauzioni
Simboli di rischio chimico


frasi R: R 40-43
frasi S: S 2-22-36
Le sostanze chimiche vanno manipolate con cautela Avvertenze
L'esposizione (TLV-TWA) al nichel metallico ed ai suoi sali solubili non dovrebbe superare gli 0,05 mg/cm3 per 40 ore a settimana; fumi e polveri di solfuro di nichel sono considerati cancerogeni; molti altri composti del nichel sono sospetti cancerogeni.
Il nichel tetracarbonile ([Ni(CO)4]) è un gas estremamente tossico la cui tossicità è la combinazione della tossicità del metallo con la tendenza che il composto ha a dissociarsi liberando monossido di carbonio, anch'esso altamente tossico.
Persone particolarmente sensibilizzate possono mostrare una allergia al nichel che si manifesta sulle zone della pelle esposte ad esso. L'Unione Europea regola per decreto la quantità di nichel che può essere contenuta in prodotti che sono a contatto con la pelle. Nel 2002 in un articolo della rivista Nature alcuni ricercatori hanno dimostrato che le monete da 1 e 2 euro eccedono questi limiti. Sembra che questo sia dovuto ad una reazione galvanica. 

La presenza di questi elementi è rilevata attraverso la griglia dei nove pozzi ubicati all'interno del sistema di raccolta delle acque reflue provenienti dal precipitazioni atmosferiche o utilizzata per lo sgombero delle aree interne dell'impianto. Sistema di raccolta delle acque che, presumibilmente, pre trattate dall'impianto della Edf, sono destinate alla raccolta fognaria consortile "CONSORZIO ASI"  (non lo dimenticate).

Da ciò risulta evidente che una parte dell'inquinamento è originato dai residui che si sono posati durante la fase di lavoraione sulla superficie interna dello stabilimento. Un deposito delle polverdi dei metalli che così come già attestato dalla stessa OLA ma a questo punto confermato anche dallo scrivente, avviene per il trasferimento delle polveri dai luoghi di lavorazione ai probabili contenitori da inviare all'inceneritore di Brescia. Conferimento di Brescia da verificare se esistente.

Di fatto se non esistono rapporti con l'inceneritore di Brescia ovvero se le quantità conferite appaiono irrisorie, compare l'ulteriore reato, quello di smaltimento dei rifiuti pericolosi.

Continuando sull'analisi  dell'impianto, i valori di grande concentrazione dei residui ai pozzi cinque (5) è sei (6) confermano maledettamente che sono residui  smaltiti con le acque reflue, confluite per effetto natura o per raccolta acque in fogna consortile (CONSORZIO ASI - NON DIMENTICATE) sono tutte dirette all'OFANTO.

La natura al riguardo diventa elemento fortissimo per il meccanismo di raccolta e concentrazione delle stesse acque in quanto il terreno e composto da argilla. L'argilla per effetto delle pioggie assimila la prima quantità di acqua ma nell'immediato diventa impermeabile e favorisce il movimento delle stesse acque a seconda della forma del terreno a valle sino alla riva dell'Ofanto. 

L'OFANTO, per grande sfortuna dell'agricoltura della Basilicata e della Puglia E' IL PUNTO DI RIFORNIMENTO PRINCIPALE DELL'ACQUA IN AGRICOLTURA PER IRRIGARE IL POMODORO. 

UN POMODORO COMPROMESSO DALL'ACQUA CHE CON LE GRANDI MOTOPOMPE VIENE PRELEVATA DALL'OFANTO AD OGGI COMPROMESSO IN OGNI MODO.

La composizione del terreno in argilla è peraltro confermata, ma occorrono debite conferme, dalle infiltrazioni rilevate e dimensionate in "PENNACCHI" così come definiti dall'ARPAB. Questi pennacchi in realtà sono punti di accumulo ben definiti la cui permanenza è determinata molto dagli stessi agenti atmosferici. 
PENNACCHI che comunque non hanno tutelato affatto le acque nelle sottostanti falde, già compromesse e obbligatoriemente da bonificare.

Il sistema di monitoraggio  avrebbe senso, ripeto, se l'attività svolta dall'impresa sia realmente quella indicata nella determinazione dell'attività lavorativa, ma questo in realtà non avviene.

Una delle gravi mancanze che rilevo dall'analisi del monitoraggio posto in essere e che la periodicità dei controlli delle acque reflue è mensile ovvero TRIMESTRALE, vgs allegato 3 titolato MONITORAGGIO ACQUA SUOLO E VEGETALI - AMBIENTE IDRICO SCARICO IMPIANTO e AMBIENTE IDRICO FIUME  OFANTO.

Come è possibile che una impresa già responsabile di inquinamento e che ha avuto un periodo di sospensione riprenda le attività con un sistema di controllo di tipo MENSILE O ADDIRITTURA TRIMESTRALE. 

Una impresa che svolge questo tipo di attività, laddove meriti ancora fiducia per una buona fede ad oggi non ancora dimostrata, deve effettuare permanentemente questo rilevamento ed il riscontro dev'essere immediato. 

Anche con questa disposizione emerge una piena corresponsabilità dell'ARPAB che unitamente alla FENICE EDF SpA/Srl, stabiliscono lo stesso monitoraggio ogni trenta giorni.... non ha senso.

Pensate che nell'anno 1997 i grandi impianti per lo smaltimento dei rifiuti, in Campania , avevano obbligo di monitoraggio delle acque reflue dall'impianto H24, perchè nel 2011 questo non è disposto per la FENICE della EdF SpA/Srl

2 ACCESSO DATI

""""""CONDUZIONE E GESTIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE NEL 
MELFESE
Premesso che l’intera rete è concepita come una struttura unitaria, la regione Basilicata avrà accesso, 
in tempo reale, ai dati grezzi derivanti da tutte le modalità di misura in ogni punto della rete gestita 
da Fenice. Per quanto concerne la rete di monitoraggio in automatico della qualità dell’aria, 
conviene tra Regione Basilicata e Fenice che l’acquisizione e la gestione dei dati grezzi 
provenienti dalla rete di Fenice avverrà direttamente attraverso la creazione di due centri gemelli 
di acquisizione dati, da realizzarsi rispettivamente a Torino o Melfi e Potenza. 
La regione avrà accesso ai dati grezzi delle 4 stazioni FENICE in tempo reali.
Questa soluzione dovrà consentire l’acquisizione dei dati grezzi “in tempo reale” su entrambi i centri 
nonché la gestione della rete da parte della regione sia in stato di normalità che in quello di 
attenzione e criticità. 
In condizioni di normalità la Regione Basilicata assumerà, con l’entrata in esercizio della rete, ed in parallelo con Fenice, cioè con pari priorità, la responsabilità dell’acquisizione dei dati grezzi al proprio centro regionale di Potenza. La responsabilità della validazione dei dati grezzi e la loro divulgazione ai punti di informazione ai  cittadini delle comunità di Melfi e Lavello è assunta dalla Regione Basilicata.In condizioni di non normalità cioè nell’ipotesi in cui si verificassero situazioni di stato di attenzione di inquinamento atmosferico suscettibili di determinare una condizione di rischio ambientale comunemente definito come stato di criticità, la Regione avrà la priorità nell’accesso dei dati della rete di monitoraggio. """"

E' PARTE INTEGRANTE DEL MONITORAGGIO PREDISPOSTO DALL'ARPAB UNITAMENTE ALLA FENICE EDF SpA/Srl, PERCHE' LA FENICE HA RIFIUTATO RIPETUTAMENTE LA COMUNICAZIONE DEI DATI AL PERSONALE ARPAB INVIATO UNITAMENTE AI COMITATI E I RAPPRESENTANTI POLITICI DEI COMUNI DI LAVELLO E DI MELFI. PER TALI COMUNICAZIONI OMESSE NE E' DETERMINATO PER ISCRITTO LA RESPONSABILITA' DELLA REGIONE BASILICATA MA VA SOTTOLINEATA LA CORRESPONSABILITA' DEGLI ALTRI ORGANI OPERANTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE INCLUSA LA FENICE EDF SpA/Srl.

Ora interrompo la prima analisi sulle già evidenti e gravissime responsabilità che emergono da questi elementi immediati tali da richiedere l'azione della Guardia di Finanza unitamente al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri. Le analisi devono essere esercitate da un gruppo di uomini altamente specializzato in merito e con la presenza di un consulente tecnico nominato dai Comitati e dai Rappresentanti Politici che dall'anno 2000 sino ad oggi sono stati oppressi da un sistema omertoso INGIUSTIFICABILE.

Ritengo che ulteriore conforto possa essere esercitato da tutti i rappresentanti politici conosciuti ed in primis Maurizio Bolognetti nonchè tra i rappresentanti dei comitati quello dell'OLA con l'attenzione già mostrata da  Vito l'ERARIO 














SECONDA ANALISI FENICE EDF SpA/Srl

pubblicata da Primiano Abbiuso il giorno lunedì 4 luglio 2011 alle ore 21.57
Dall'esame del M.U.D. per la quantificazione dei rifiuti smaltiti e non si evince per l'anno 2009

MATERIALI FERROSI ESTRATTI DA CENERI PESANTI
RICEVUTI KG.  976,900   SMALTITI KG. 0,00   CONFERITI KG. 1.006,000

CENERI PESANTI E SCORIE CONTENENTI SOSTANZE PERICOLOSE
 RICEVUTI KG.  4.171,420   SMALTITI KG. 0,00  CONFERITI KG. 4.171,420  

CENERI PESANTI E SCORIE DIVERSE DA QUELLE DI CUI
RICEVUTI KG.  12.503,530   SMALTITI KG. 0,00  CONFERITI KG. 12.516,590 

CENERI LEGGERE CONTENENTI SOSTANZE PERICOLOSE
RICEVUTI KG.   393,600   SMALTITI KG. 0,00  CONFERITI KG. 393,600 

RIFIUTI CONTRASSEGNATI COME PERICOLOSI PARZIALMENTE
RICEVUTI KG.   340,860   SMALTITI KG. 5.001,800  CONFERITI KG. 340,860 

RIFIUTI STABILIZZATI DIVERSI DA QUELLI DI CUI ALLE
RICEVUTI KG.   1.336,980   SMALTITI KG.  0,00  CONFERITI KG. 1.336,980  

7 TERRA E ROCCE DIVERSE DA QUELLE DI CUI ALLA VOCE
RICEVUTI KG.   722,180   SMALTITI KG. 0,00 CONFERITI KG. 722,180 

DA CIO'  SI EVINCE CARTOLARMENTE IL RICEVIMENTO DI RIFIUTI NON SMALTITI E CONFERITI PER LO SMALTIMENTO  PARI A KG. 20.650,530 UNA DESTINAZIONE CONFERIMENTO DOVUTA ALLA MANCATO FUNZIONAMENTO DELL'IMPIANTO.UN CONFERIMENTO GESTITO NELL'AREA PRODUTTIVA DELL'IMPIANTO CHE HA GENERATO GLI INQUINAMENTI CON L'ACCUMULO CRITICO NEI POZZI 5 E 6 IN QUANTO PUNTO DI COLLEGAMENTO CON L'IPOTETICO IMPIANTO DELLE RACCOLTE ACQUE REFLUE DA DESTINARE ALLA RACCOLTA DEL CONSORZIO ASI ED AL SUCCESSIVO OFANTO
L'INQUINAMENTO E' DERIVATO DALLA PESSIMA GESTIONE DEI RIFIUTI NELL'IMPIANTO NON AUTORIZZATO E NON FUNZIONANTE

AD INTEGRAZIONE DELLA PRIMA NOTA SI PRECISA CHE IL CONTROLLO H24 DELLE ATTIVITA' CONSORTILI CON IL MONITORAGGIO DELLE ACQUE IN ENTRATA ED USCITA E' D'OBBLIGO A GARANZIA DELLA TUTELA ACQUE E SALUTE PUBBLICA NONCHE' AL COMPITO PRIMARIO DI TUTELA DELL'OFANTO. PERCHE' AD OGGI UNA STRUTTURA IN REGGENZA PER PROBLEMI DI GESTIONE INTERNA E' LASCIATA LIBERA DI OPERARE SENZA ALCUNA FORMA DI VIGILANZA?

SOTTOLINEO QUANTO POTREBBE ESSERE CONFERMATO DALL'OLA E DA MAURIZIO BOLOGNETTI IN MERITO ALL'ATTIVITA' SVOLTA NELL'IMPIANTO NONCHE' SI APRONO DUE GRAVI INTERROGATIVI

1 CHI HA RICEVUTO IL CONFERIMENTO (BRESCIA) ?
2 IL CONFERIMENTO E' REALE?
RICORDO  20,6 TONNELLATE DI RIFIUTI GESTITI NELL'AREA INTERNA DELLA FENICE MA LASCIATI AL LIBERO ARBITRIO DELLE ACQUE REFLUE, PERCHE'?



TERZA ANALISI - FENICE EDF SpA/Srl ANALISI DELLE ENTRATE ED USCITE DEI RIFIUTI DA SAN NICOLA DI MELFI

pubblicata da Primiano Abbiuso il giorno martedì 5 luglio 2011 alle ore 10.10
Dall'esame dei rifiuti  conferiti all'impianto in San Nicola di Melfi, non smaltiti, e conferiti ad altra struttura è necessario chiarire:

1 La lavorazione effettuata in San Nicola di Melfi per il successivo conferimento ad altra struttura. Fase si stoccaggio e predisposizione al conferimento presso altro impianto di cui si richiede indicazione dei luoghi e la specifica autorizzazione per la tipologia dei rifiuti rilevati da MUD 2009;
2 Individuazione dei beni strumentali utilizzati per lo stoccaggio ed il successivo conferimento;
3 Individuazione dei conferitori (impresa o ente che ha conferito il rifiuto a San Nicola di Melfi);
4 individuazione della esatta tipologia del rifiuto, per la corrispondenza con l'attività commerziale ovvero il servizio effettuato dal soggetto conferitore a FENICE;
5 individuazione del soggetto destinatario del conferimento dalla FENICE che ha lavorato il residuo, all'impianto di smaltimento;
6 il costo delle operazioni e l'attribuzione dello stesso;

ricordo le specifiche quantità rilevate al MUD 2009 a cui la FENICE EDF SpA/Srl è obbligata al riscontro cartolare dei dati del rifiuto entrato ed uscito da San Nicola di Melfi:

1 MATERIALI FERROSI ESTRATTI DA CENERI PESANTI
RICEVUTI KG.  976,900 entrati
SMALTITI KG. 0,00 smaltiti FENICE
CONFERITI KG. 1.006,000 conferiti ad altri 

2 CENERI PESANTI E SCORIE CONTENENTI SOSTANZE PERICOLOSE
 RICEVUTI KG.  4.171,420 entrati
 SMALTITI KG. 0,00 smaltiti FENICE
CONFERITI KG. 4.171,420  conferiti ad altri  

3 CENERI PESANTI E SCORIE DIVERSE DA QUELLE DI CUI
RICEVUTI KG.  12.503,530  ENTRATI  
SMALTITI KG. 0,00 SMALTITI FENICE
CONFERITI KG. 12.516,590  CONFERITI AD ALTRI

4 CENERI LEGGERE CONTENENTI SOSTANZE PERICOLOSE
RICEVUTI KG.   393,600 entrati   
SMALTITI KG. 0,00 smaltiti FENICE
CONFERITI KG. 393,600   conferiti ad altri

5 RIFIUTI CONTRASSEGNATI COME PERICOLOSI PARZIALMENTE
RICEVUTI KG.   340,860 entrati
SMALTITI KG. 5.001,800 smaltiti FENICE
CONFERITI KG. 340,860  conferiti ad altri

6 RIFIUTI STABILIZZATI DIVERSI DA QUELLI DI CUI ALLE
RICEVUTI KG.   1.336,980 entrati
SMALTITI KG.  0,00 smaltiti FENICE
CONFERITI KG. 1.336,980 conferiti ad altri

7 TERRA E ROCCE DIVERSE DA QUELLE DI CUI ALLA VOCE
RICEVUTI KG.   722,180 entrati
SMALTITI KG. 0,00 smaltiti FENICE
CONFERITI KG. 722,180 conferiti ad altri